Consulenza Psicoterapeutica

Il bisogno d’alimentarsi è un bisogno prima di tutto fisiologico, da un punto di vista gestaltico (e non solo) il cibo e la fame hanno anche un’altra funzione fondamentale che esula dal semplice meccanismo neurologico, è infatti una funzione puramente sociale e formativa.

La relazione terapeutica è vissuta come esperienza di contenimento

I disturbi alimentari rappresentano delle patologie nate per contrastare ciò che è stato ingoiato erroneamente. Attraverso l’abbuffata e il vomito, o dicendo no al cibo, questi pazienti rifiutano l’Altro in quanto hanno sperimentato, sin dai primissimi anni di vita, un’insufficiente fiducia nella relazione e in ciò che proviene dall’esterno.
L’obiettivo terapeutico fondamentale è quello di sperimentare confini più solidi, idonei all’energia che sperimentano.
Il paziente che ha sperimentato la possibilità di essere contenuto, di considerare l’ambiente come sostegno, può permettersi di crescere ai propri confini. Chi soffre di disturbi alimentari non sente il proprio corpo, non ha vere percezioni somatiche, neanche quelle che rappresentano i bisogni innati ( fame, istinti sessuali,..).

Anoressia

E’ fondamentale il lavoro sui confini, in particolar modo il lavoro sul livello corporeo, si deve insegnare al paziente ad esplorare il suo corpo, toccandolo e riconoscendone le singole sensazioni.

Bulimia

E’ necessario tenere in considerazione la paura dell’abbandono e la paura di non essere accettati, e rassicurare costantemente la persona che siete in grado di accettarla anche se non è perfetta.

Disturbo iperfagico e obesità

l’obiettivo terapeutico è quello di far riemergere l’eccitazione legata all’identificazione del bisogno e ripristinarne la direzionalità. Deve emergere la sana aggressività che permette al paziente di destrutturare quanto gli viene proposto e questo processo deve essere sostenuto dall’ambiente

Si lavora molto sul corpo, sullo sviluppo di un senso di sé corporeo (lavoro sui confini) e sull’aggressività retroflessa.Importante l’accettazione del terapeuta del corpo del paziente, per cultura il grasso è sempre giudicato male e questo può compromettere il risultato del lavoro.

L’immagine corporea nasce proprio dalla capacità di saper distinguere i propri confini e saper valutare il posto che il corpo occupa rispetto all’ambiente.

L’immagine corporea non è quella che si riflette nello specchio, ( chi soffre di disturbi alimentari ne è l’esempio vivente) ma è la mia lettura di ciò che la mia vista percepisce. E’ una proiezione interna di ciò che vedo all’esterno, e questa rappresentazione si costruisce con lo sviluppo e da ciò che ho appreso in modo sano o malato. In alcune occasioni è stato ingerito talmente tanto e male che si tende a volerlo vomitare.

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